giovedì 16 giugno 2016

INNO AL PESSIMISMO


CONCEDERSI IL LUSSO DEL DOLORE




Il titolo appare strano; solitamente vengono proposte ricette per la felicità perenne e per il rinforzo dell’autostima. Ogni tanto però è bello (e lasciatemelo dire, salutare) andare contro corrente.

Ritengo infatti (prima di me, certo, lo hanno scritto persone più illustri) che alcuni dei problemi umani derivino proprio dalla ricerca spasmodica della felicità; come direbbe uno dei miei maestri Giorgio Nardone, la tentata soluzione diventa essa stessa il problema.
Più alto è il nostro sogno, più grande è l’illusione; direttamente proporzionale a questa può essere quindi la delusione.

Quali meccanismi attiviamo quando stiamo male? Solitamente lo sforzo nostro e di chi ci sta vicino è di “tirare su il morale”- nobile intento, certo, ma che provoca un effetto paradossale: più mi sforzo di stare meglio più sprofondo nel dolore.

Cosa dire allora dell’effetto placebo? Tale effetto funziona solo perché si tratta di un meccanismo involontario: sapere che il farmaco assunto non ha alcun principio attivo e sforzarsi in ogni caso di pensare che funzionerà non aiuterebbe nessuno.

I sostenitori della psicologia positiva tralasciano un elemento fondamentale: pensare in meglio funziona quando già ho ottenuto dei successi; in questo caso il pensiero positivo rinforza ciò che già ho sperimentato. Applicarlo però a situazioni di rabbia o dolore non fa altro che aumentare queste emozioni anziché diminuirle.

Molti conoscono il fenomeno della “profezia che si autorealizza”: un determinato evento si verifica solo perché è stato pensato (non è magia ma succede che la persona si comporta come se l’evento fosse già reale finendo così per realizzarlo essa stessa); forse pochi sanno però che questo fenomeno funziona molto più in negativo che in positivo – di nuovo infatti per ottenere il risultato positivo l’autoinganno deve essere inconsapevole.

Scherzandoci un po’: ci viene più facile attirare disgrazie che successi!

Dobbiamo concederci il tempo di stare male e di arrabbiarci; ciò che provoca più danno infatti non è il dolore di per sé ma la paura che abbiamo di esso. La cronaca ci riporta purtroppo ogni giorno episodi di violenza su donne compiuti da uomini incapaci di sopportare anche solo l’idea di stare male per amore.

Fa male vedere un bambino deluso e in lacrime; ma se gli concediamo ogni tanto il lusso di imparare a reggere anche queste emozioni un giorno ce ne sarà grato, probabilmente più per questa lezione che per le nostre consolazioni.

Dott.ssa Sabrina Trojani
www.studiopsicologiaverona.it



sabato 11 giugno 2016

 COME REALIZZARE UN GRANDE CAMBIAMENTO



Ad ognuno di noi è capitato, almeno una volta nella vita, di sentire il bisogno quasi immediato di rivoluzionare completamente la propria situazione (alcuni di noi sono ricchi di questi momenti, come fossimo dei collezionisti!).


Vi è l'idea di cambiare nazione, tipo di lavoro, stile di vita... anche cambiare completamente il proprio look non è così semplice come potrebbe sembrare (così come gli effetti di un cambio immagine non sono da sottovalutare).

Spesso però, ancora prima di iniziare, qualcosa ci demoralizza e ci impedisce di realizzare il nostro sogno.
Potrebbe essere la paura di non farcela, di non essere all'altezza o di sembrare sbagliati; poche volte pensiamo invece, più semplicemente, che un cambiamento radicale non è mai facile, non solo per noi ma con ogni probabilità per chiunque altro. Molte delle nostre azioni e dei nostri comportamenti sono diventati, a causa della loro ripetizione, delle abitudini che ci danno sicurezza (e forse pochi sanno che, dal punto di vista psicologico, anche comportamenti dolorosi o fastidiosi diventano, se reiterati, della abitudini dure a morire).

Qualcuno potrebbe obbiettare che alcuni grandi scopritori di strade nuove o persone che hanno “scombussolato” la loro quotidianità sembrano averlo fatto da un giorno all'altro, e che solo il loro coraggio spieghi tutto questo.
In realtà, nelle rivoluzioni più costruttive e durature, il cambiamento radicale è solo l'effetto finale di un precedente lavoro di “preparazione al salto”durante il quale si valutano vantaggi e svantaggi, potenzialità e limiti, imprevisti e punti fermi, risorse e difetti. D'altronde, come ci spiega il grande studioso Gregory Bateson “il rigore da solo è morte per asfissia, la creatività da sola è pura follia”.

Capito quindi che un grande cambiamento richiede sempre una grande preparazione rimane aperto il problema di come iniziare ...la prescrizione per riuscirvi è tanto banale quanto efficace: partire dal più piccolo e semplice cambiamento possibile. Di tutte le cose che vorremmo modificare prendiamo la più insignificante, la più facile da realizzare, la meno spaventosa e gli effetti non tarderanno ad arrivare. In psicologia strategica si dice che il piccolo cambiamento è come una palla di neve che una volta spinta con la minima forza necessaria inizierà a rotolare, aumentando sempre più di grandezza fino a diventare una valanga.

A tutti quelli che vorrebbero intraprendere un viaggio di cambiamento auguro di riuscire a trovare il primo gradino, la scala sarà poi la sua naturale conseguenza.


Senza dimenticare che: “il vero viaggio di scoperta non è vedere nuovi mondi ma cambiare occhi”( M.Proust).

Dott.ssa Sabrina Trojani
www.studiopsicologiaverona.it