STALKING - GLI ERRORI DELLE VITTIME
Il termine deriva
dall'inglese "to stalk" ossia perseguitare; è ciò che avviene tra
molestatore e vittima la quale si sente come braccata e impotente.
Cosa porta alla
costruzione di questo fenomeno?
Innanzitutto le
motivazioni dello stalker il quale può essere o sentirsi:
- respinto/rifiutato
- offeso
- incompetente nello
stabilire relazioni
- bisognoso di affetto
- deciso ad avere rapporti
sessuali con la vittima
Può succedere allora che
il persecutore si ossessioni all'idea di :
- recuperare il rapporto
- vendicarsi per un torto
subito (reale o immaginario)
- iniziare una relazione (
di amicizia o amore) utilizzando anche l'aggressività vista la mancanza di
competenze relazionali
- iniziare una relazione
interpretando continuamente semplici segnali neutri o di gentilezza dell'altro
come prova del suo interessamento
- cogliere di sorpesa la
vittima per arrivare al rapporto fisico
L'AUTOINGANNO in cui lo
stalker cade e che gli impedisce di vedere con chiarezza i feedback della
vittima è il RIFIUTO DEL RIFIUTO – il rifiuto dello stalkerizzato è visto dallo
stalker come qualcosa che non dipende dalla sua volontà e per questo si sente
in diritto di continuare.
La TENTATA SOLUZIONE della vittima allora può diventare a sua
volta un elemento che anzichè bloccare lo stalker lo alimenta e lo rinforza
Infatti:
● alternare rifiuti e silenzi a contatti con il
persecutore alimenta in lui ancora di più l'illusione, anche se le risposte
della vittima sono orientate a chiudere la relazione. Ricordiamo infatti che lo
stalker non coglie i segnali di rifiuto, si accorge solo che l'altro "ha
risposto"
● cambiare abitudini di vita (finanche numero di
telefono o abitazione) se, nei casi più estremi risulta necessario per la
propria incolumità, fatto troppo presto rinforza il senso di potere del persecutore.
Vi è un ulteriore tentata
soluzione della vittima, che coinvolge solo lei ma ugualmente inficia la vita e
la serenità personale : cercare di non pensare.
Purtroppo la nostra mente
funziona al contrario: più cerco di non pensare ad una cosa e più questa si fa
viva nella mia testa.
Uno psicologo o uno
psicoterapeuta aiutano la persona anche in questa dinamica, trovando strategie
che possano permettere alla persona di riuassumere il controllo dei propri
pensieri.
COME COMPORTARSI DI FRONTE
AD UNA SITUAZIONE DI STALKING ?
La migliore strategia che
la vittima dovrebbe adottare fin dai primi istanti è il blocco di tutte le
comunicazioni con lo stalker. Non cedere alla tentazione di rispondergli,
nemmeno per chiedergli di allontanarsi o di smetterla.
Vincere la vergogna e
chiedere aiuto non solo ad amici e parenti che possono creare attorno a noi una
rete "di protezione" (fanno eccezione i casi in cui avvertire persone
a noi vicine li mette nella condizione di essere a loro volta a rischio – in
questo caso rivolgersi direttamente alle forze dell'ordine) ma anche alle forze
dell'ordine e a psicologi/psicoterapeuti che possano insegnare le strategie più
adatte per la propria incolumità e per vincere la paura.
CI SONO CASI
IMPREVEDIBILI?
Purtroppo sì, sebbene in
percentuale minore ma vi sono casi in cui l'attacco avviene a sorpresa; in
questi casi il percorso di sostengo psicologico avviene dopo il fatto, per
aiutare la persona a superare il trauma.
LO STALKER PUO' ESSERE
AIUTATO?
Se la persona riconosce il
proprio stato di persecutore e decide di chiedere sostengo è possibile seguirlo
in un percoso psicoterapeutico per uscire da quella che per lui è diventata
un'ossessione.
Dott.ssa Sabrina Trojani
Bibliografia e fonti:
"Stalking" di
Alessandra Barsotti e Giada Desideri ; Ponte alle Grazie 2011
CENTRI A CUI RIVOLGERSI
• Centro Antiviolenza Petra – comune di Verona
• www.casadelledonne-bs.it/elenco-centri-associazioni-antiviolenza/
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