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lunedì 12 febbraio 2018

IMPARARE IMITANDO I COETANEI




E’ ormai risaputo che gli adulti possono insegnare ai bambini più attraverso l’esempio che le parole; per quanto infatti ci sforziamo di adattare il nostro linguaggio a quello dei piccoli (ed è già buona cosa) , spesso questo non basta a farci capire o a cambiare un loro comportamento.

Rivolgersi alla parte razionale degli esseri umani non funziona se ciò che vogliamo modificare ha a che fare con le emozioni, gli istinti o la percezione (che è poi l’origine delle prime due).

Ci può allora venire in aiuto il risultato di una ricerca 1 nella quale risultò come l’ansia dei bambini per il dentista diminuiva sensibilmente dopo aver loro mostrato il video di un coetaneo sottoporsi in modo tranquillo alla medesima visita (il risultato fu meno incoraggiante quando il protagonista del video era un adulto o un bambino di età diversa).

O ancora, è affascinante il racconto di Robert Cialdini nel suo libro “Le armi della persuasione2: volendo insegnare a suo figlio Chris a nuotare senza salvagente le provò tutte, prima lui stesso poi affidando il figlio ad un esperto insegnante di nuoto. Nulla fece coraggio al piccolo fino a che fu mandato in un campo estivo con coetanei , durante il quale erano previste anche attività in piscina; in un giorno imparò a nuotare senza salvagente spiegando:  
“Ho tre anni e anche Tommy ha tre anni. Se Tommy sa nuotare senza ciambella posso esserne capace anch’io”

Ecco perchè attività sportive o ricreative, svolte insieme a coetanei, possono essere utili fin da piccoli e permettono fin da subito di dare ai nostri figli modelli positivi da imitare.

“Le persone possono migliorare solo quando osservano ciò che l’altro sta facendo, non per giudicarlo, ma per ammirarlo per la sua dedizione e il suo coraggio.”

PAULO COELHO


1 condotta da Melamed e al (1978)
2 Edizione Giunti , ultima ristampa 2017, pag 131. Nel medesimo libro viene spiegata la ricerca sopra menzionata.

www.studiopsicologiaverona.com


martedì 19 dicembre 2017

LA PAURA NEI BAMBINI






La paura è un’emozione comune a tutti gli esseri umani, compresi i bambini.

Per questo i genitori non dovrebbero allarmarsi davanti una prima manifestazione di paura del proprio figlio (ad esempio , il pianto nel primo giorno di scuola), considerando anche che, per i più piccoli, ogni esperienza è nuova e misteriosa.

Qualora invece le manifestazioni di spavento o di ansia dovessero ripetersi continuamente davanti al medesimo stimolo allora, con molta probabilità, si è davanti alla strutturazione di una vera e propria problematica (fobia).

Alcuni bambini, per componenti innate, possono apparire “più coraggiosi” di altri, e non è necessariamente vero che le paure dei genitori si trasmettono inevitabilmente al figlio.


Il modello Strategico ha piuttosto individuato, anche nei piccoli come negli adulti, il meccanismo per cui sarebbero le tentate soluzioni messe in atto per cercare di superare la paura a  far sì che questa si strutturi e si alimenti.

Anche nel bambino troviamo quindi:

  • -          L’evitamento: nel nostro esempio il bambino, con il pianto o i capricci, ottiene di rimanere a casa da scuola

  • -          Richiesta di aiuto e rassicurazione: il bambino non affronta l’ostacolo da solo o necessita di continue rassicurazioni.


Anche i genitori metteranno a loro volta in atto delle tentate soluzioni che risulteranno ben presto non funzionanti:

  • -          Tentativo di rassicurazione: il bambino aumenta il pianto o i capricci oppure si tranquillizza per poco

  • -          Cercare di minimizzare: in questo caso può accadere che il bambino non si senta capito

  • -          Assecondare il comportamento del figlio: cedere ai suoi piccoli “ricatti”

  • -          Accompagnarlo o fare al posto suo: inviando così il messaggio che da “solo non è in grado di farcela”.


Una domanda che può fare da guida ai genitori è se ciò che stanno facendo permette al figlio di diventare sempre più coraggioso o se la paura rimane.

Nel caso la paura persista, occorre cambiare strategia

Con l’aiuto di un professionista, i genitori possono costruire strategie nuove e creative per fare in modo che il bambino affronti da solo i suoi timori , con i genitori che “gli guardano le spalle” per trasmettere un senso di sicurezza senza cadere nell’aiuto che danneggia.


Dr.sa Sabrina Trojani
www.studiopsicologiaverona.it


Libri consigliati:
Genitori in Pratica, R.Milanese, L.Pettenò
Edizioni Erickson,2014