martedì 30 agosto 2016

DIETA: EVITARE I CIBI NON AIUTA


Che cosa facciamo quando ci mettiamo a dieta o abbiamo paura di ingrassare?

Evitiamo alcuni cibi, non solo letteralmente ma anche mentalmente .


Ma tutti noi conosciamo l’esercizio dell’elefante bianco..se vi dico di non pensare ad un elefante bianco voi cosa fate?


Ecco appunto. Se ci ripetiamo che alcuni cibi è meglio non mangiarli corriamo il rischio che questi diventino un’ossessione; 
più cerchiamo di non pensarci e più ne abbiamo voglia

Così che, al primo momento di debolezza, recuperiamo le mangiate perdute, con gli interessi.



Tutto questo è stato ben espresso dal professor Giorgio Nardone nel concetto di “se te lo concedi puoi rinunciarvi, se non te lo concedi sarà irrinunciabile”: il segreto quindi consiste nel lasciarsi andare alla tentazione nelle giuste dosi.


Si può ad esempio scegliere qual è il pasto della giornata in cui i cibi proibiti sono più gustosi, e limitarsi a consumarli in quella circostanza; oppure scegliere con chi ci piace maggiormente consumarli, e farlo solo in compagnia di quella persona (ad esempio una pizza con il proprio partner).. ognuno può trovare l'autoinganno funzionale migliore per sé stesso. 


Ricordando sempre che la miglior prova del proprio autocontrollo non è quando non lo perdiamo mai (con il rischio di essere sempre lì per cadere), ma quando lo perdiamo e poi le recuperiamo.


Dott.ssa Sabrina Trojani



Letture consigliate:

La dieta paradossale – G.Nardone
Dieta o non dieta – L.Bergami, M.Bossi, F.Ongaro, P.L.Rossi, L.Speciani
Mangia, muoviti, Ama – G.Nardone , L. Speciani

mercoledì 24 agosto 2016

PERCHE’ UN TERREMOTO VICINO CI COLPISCE PIU’ DI UNA GUERRA LONTANA




Eventi catastrofici come quello appena successo, che ha colpito il centro Italia, spesso riaprono la questione di quanto spazio tali notizie trovino sui media del popolo colpito a discapito di altri equiparabili (o peggiori) eventi accaduti in altri Paesi.



Iniziamo con una constatazione che emerge dalle ricerche-intervento in ambito psicologico: la sofferenza è direttamente proporzionale alla vicinanza della stessa; non sembra cioè essere l’evento doloroso in sé a fare la differenza ma quanto vicino esso sia.


Se un dolore ci riguarda in prima persona perché siamo noi le vittime sarà molto più grande rispetto ad un dolore che riguarda un familiare lontano, un amico, un conoscente e a seguire.


Quando sui social network si grida allo scandalo perché una parte del mondo si mette in lutto solo se la catastrofe colpisce popoli vicini, dimentica la “regola” sopra descritta.


Più l’evento traumatico è lontano e meno “smuove” i nostri sentimenti; con molta probabilità questa reazione rientra in quegli schemi inconsci di sopravvivenza che l’essere umano non può controllare razionalmente. 
E’ più conveniente spendere energie per le persone più vicine che per quelle più lontane ed estranee alla nostra vita.


Qualcuno lo considera egoismo; psicologicamente è stato invece perfettamente definito dal professor Giorgio Nardone con il concetto di visione prospettica del dolore.


Dott.ssa Sabrina Trojani



giovedì 11 agosto 2016

UN CASO DIVERTENTE DI APPROCCIO ORIENTATO ALLA SOLUZIONE - 2







I responsabili della British Airways si trovarono in difficoltà quando lo staff tecnico di una loro divisione si rifiutò di utilizzare una nuova serie di computer per la registrazione dei dati.




Anzichè scontrarsi con i lavoratori o con il sindacato che li difendeva, un brillante manager posizionò il nuovo pc nel locale di riposo del personale dal quale i lavoratori potevano controllare la disponibilità di posti sui voli che la compagnia metteva in offerta per i propri dipendenti.


Lo staff iniziò in breve ad utilizzarlo; dopo due settimane il terminale fu rimosso, spiegando che sarebbe stato troppo costoso mettere ulteriormente a disposizione quel software solo per il tempo libero dei lavoratori. L'alternativa era cominciare ad utilizzarlo anche per lavoro se solo i sindacati non si fossero opposti.


Il risultato fu che il personale persuase il sindacato ad accettare i nuovi terminali sia per svago che per lavoro.


tratto dal libro "Punta alla soluzione" di P.Z. Jackson e M. McKergow

D.ssa Sabrina Trojani
studiopsicologiaverona.it

mercoledì 3 agosto 2016


3 SEMPLICI REGOLE PER NON PORTARSI 

             LO STRESS IN VACANZA

Essere in ferie non significa necessariamente avere la mente sgombra; spesso ci portiamo dietro problemi e pensieri con il rischio di tornare più affaticati di prima.

Ecco allora alcune semplici regole che possono aiutarci a "liberare" la mente:


1) CONCEDI AI TUOI TORMENTI UNO SPAZIO E UN TEMPO BEN DEFINITI:
    
più cerchiamo di scacciare i pensieri non voluti e più questi acquistano forza. 

Dobbiamo giocare al contrario; dedichiamo ogni giorno almeno 15 minuti, se possibile sempre alla stessa ora, a lasciare che i nostri "problemi" ci tormentino
Concentriamoci su di loro, facciamoci assalire dallo stress, passati i 15 minuti STOP .  
Rimandiamoli al giorno successivo e lasciamo trascorrere la giornata come viene.

Evitare di fare questo esercizio alla sera prima di coricarsi; meglio a metà giornata.


2) RICORDA DOVE SEI:

fermati e concentrati su quello che hai intorno: rumori, odori, colori.... Pensiamo una volta tanto al presente, non in senso filosofico, ma proprio in senso "fisico" : che cosa sto facendo in questo momento? Quali suoni sento? Quali profumi? Cosa avrei voglia di fare?


3) FAI QUALCOSA CHE NON HAI MAI FATTO O NON FAI DA MOLTO TEMPO:

questo sembra uno di quei buoni propositi che rimangono nel cassetto..succede quando la meta è troppo alta. Per poter seguire questa regola occorre scegliere la cosa più piccola che ci viene in mente: andare al cinema, assaggiare un piatto nuovo, visitare un luogo mai visto (va bene anche nella propria città), entrare in un negozio che non si conosceva...

BUONE VACANZE


Dott.ssa Sabrina Trojani